Mobile a due corpi completamente impiallacciato in piuma di mogano; presenta sia nella parte superiore più stretta, che in quella inferiore, due ante sormontate da un cassetto e inquadrate da una coppia di montanti a base ottagonale.
I montanti sono arricchiti da intagli con archi a sesto acuto di gusto gotico, come nello stesso stile è intagliata la cimasa con trifore traforate e due pinnacoli intagliati a pigna. Il cassetto inferiore contiene un tiretto rivestito in pelle che funge da scrittoio; l’apertura dei due cassetti consente, grazie ad un meccanismo di sblocco, l’apertura delle ante. Quelle inferiori celano dei ripiani, mentre nelle ante dell’alzata sono celati ventidue tiretti in acero con gli alloggi per le monete, alcuni portano ancora il pezzo di velluto su cui appoggiarle; i tiretti hanno il fronte in mogano con due pomoli ciascuno a forma di protome leonina in argento. La costruzione è in abete e pino, la ferramenta rifinita in ottone.
Il diciannovesimo secolo fu un secolo di collezionisti e questo è senz’altro un mobile creato per contenere una collezione presumibilmente di monete. Il nostro mobile è inquadrabile nella corrente artistica del neogotico, sviluppatasi in Europa durante il secondo quarto del XIX sec., con l’obiettivo di rivalutare l’arte medievale e in particolare l’architettura gotica.
In Italia l’esempio più interessante di questa corrente è rappresentato dal progetto della Margarìa di Racconigi. In questa dimora sabauda Pelagio Palagi crea un complesso architettonico rurale in stile neogotico, disegna l’architettura, la cancellata, i paramenti ecclesiastici e una serie di eccezionali arredi realizzati per lo più da Gabriele Capello, ebanista di corte, che lavora agli arredi di questa reggia con il supporto del genovese Henry Thomas Peters.
Pelagio Pelagi realizza i disegni di un gruppo di arredi progettati per il Reposoir della Regina, tra questi figurano un grande tavolo, due seggioloni, otto taboretti, due Jardinières, insieme ad un inginocchiatoio e un confessionale datati al 1846, collocati nella cappella del complesso. Stringente la vicinanza della decorazione neogotica tra il mobile qui descritto e gli arredi di questo complesso.
Non abbiamo documenti che attestino con certezza la provenienza di questo arredo. Tuttavia, la prossimità del gusto decorativo unita alla perizia tecnica richiesta nella realizzazione di questo mobile, costruito con una qualità non comune di materiali, ci portano a collocarlo in quell’ambiente se non nelle stesse botteghe impegnate al fianco di Pelagi.
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