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Serie di sei pannelli mitologici, Luigi Mascaroni, primo quarto XIX secolo Pannelli intarsiati

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Descrizione

Sei pannelli intarsiati con raffigurazioni di sei divinità, rappresentate entro cornici ovoidali, appartenenti alla mitologia greco-romana. Le cornici, fatto salvo per i riquadri degli spigoli, sono impiallacciate in bois de violette di testa anche nei profili e filettati con tre filetti in bosso, acero e cedro, le riserve ovali stesse, poste su un fondo d’acero sono incorniciate dalla filettatura precedente con l’aggiunta di un filetto d’osso. Le divinità sono invece intarsiate su di un fondo di bois de violette con l’utilizzo di vari legni, ed osso in alcuni particolari tinto. Particolarmente di pregio e raffinata nell’esecuzione è la bulinatura che ombreggia e disegna il legno. I pannelli recano la scritta sulla sinistra “Raffaele Sanzio Urbino.” Sulla destra “Luigi Mascaroni Fece“, al centro sotto il dipinto ligneo il nome della divinità raffigurata.

Gli dei sono tutti raffigurati sopra ad un cocchio trainato da vari animali reali o mostruosi, e sono riconoscibili, oltre che per il nome riportato al di sotto della scena, anche per gli attributi dai quali sono accompagnati. Apollo è infatti coronato con i raggi del sole del quale conduce il carro portato dai quattro cavalli; trainata da due vestali, Diana ha sulla fronte la mezzaluna e si accompagna con arco e frecce, strumenti di caccia; Marte è raffigurato come un dio guerriero trionfante che regge una lancia; Mercurio indossa l’elmo e i calzari alati mentre con la mano destra trattiene il caduceo, il suo cocchio è trainato da galline; Saturno sorregge una lancia e trattiene le redini dei due serpenti infernali; infine Venere è rappresentata come una fanciulla seminuda la cui biga è tirata da quattro colombe.

Le opere, mai toccate hanno ancora nel telaio posteriore i chiodi antichi che le tengono fissate alle cornici.

Le sei tavole recano tutte la firma ” Luigi Mascaroni Fece ” e devono pertanto essere attribuite alla mano di Luigi Mascaroni, intarsiatore di metalli e legno attivo almeno tra il 1842 e il 1850; questi proveniva probabilmente da una famiglia attiva nello stesso settore, come testimoniano strette tangenze stilistiche che accomunano i pannelli con la produzione di mobili di Antonio Mascarone, cronologicamente più avanzato rispetto al nostro e del quale si può ipotizzare esserne il padre oppure uno zio.

Sulle tavolette è presente anche un’altra importante iscrizione “Raffaele Sanzio Urbino” che testimonia il modello cui fece riferimento il Mascaroni nella raffigurazione delle scene: gli dei sono infatti delle precise riproposizioni dei disegni realizzati da Stefano Tofanelli su invenzione raffaellesca e che circolavano ampiamente attraverso varie incisioni, alcune delle quali certamente visionate da Luigi Mascaroni (un’incisione del Mercurio di Antonio Regona è oggi conservata presso i Musei Civici di Monza). A tal proposito va detto che la serie originale di stampe del Tofanelli era di sette divinità, manca all’appello Giove.

Lo stesso Luigi Mascaroni fu l’autore di due pannelli intarsiati con scene pastorali derivate da incisioni di Francesco Landonio, come è accuratamente indicato sulle tavole stesse, accanto alla firma dell’artista. I due quadri, appartenenti a collezione privata di Carate Brianza, presentano un’impostazione e una modalità del tutto identiche rispetto a quelle adottate nelle tavolette in esame, anche se in tal caso l’intarsiatore si concesse una maggior licenza nella trasposizione ad intarsio, sia per la riproposizione in controparte rispetto alle incisioni, sia per la reinvenzione degli sfondi con l’aggiunta di cespugli, sassi, alberi e volatili. Sempre dello stesso autore si conosce un tavolino intarsiato che ho potuto personalmente visionare; si tratta di un arredo del secondo quarto del secolo segnato „L.M.F. 1843“, anche in questo caso diverse riserve raggruppano scene mitologiche e bucoliche intarsiate nelle stesse essenze e con la presenza di osso, di minor cura è però l’intarsio e soprattutto l’incisione.

In ultimo va segnalata l’importante scoperta, fatta da Alessandro Wegher, nelle ricerche che abbiamo intrapreso su questo ebanista. Si tratta del pannello conservato a Bergamo nella Chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano, su disegno di Diotti, anche questo firmato come gli altri. Per il corpus di opere oggi a noi noto, possiamo definire il Luigi Mascaroni ebanista più portato a realizzare dipinti lignei che arredi.

 

 

 

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