La predica del Battista è ambientata in un ampio spazio aperto, con ricca vegetazione e scorci boschivi, e sul retro, in lontananza, si scorgono gli edifici di una città.
La scena vede Giovanni in piedi, al centro, leggermente spostato sulla destra, attorniato da una folla di personaggi del popolo.
Sulla sinistra, in primo piano, spiccano alcune figure di ceto superiore, rappresentati con ricchi vestiti, e uno di essi è a cavallo, accompagnato da uno scudiero con un falco cacciatore sulla spalla.
E’ di notevole efficacia la costruzione della scena che divide i personaggi lungo due linee: quelli del popolo sulla destra, rappresentati lungo una trasversale che sembra portare alla città che s’intravede a sinistra, facendo immaginare una grande folla sparsa lungo tutta la strada, e quelli di rango superiore posti lungo una linea distaccata, parallela al bordo inferiore del dipinto.
In questo senso anche la partecipazione dei vari personaggi sembra essere differente, più distaccata e interrogativa quella degli uomini di potere, più partecipata e colpita quella dei popolani.
Tra essi notiamo una donna a destra, in lacrime, che si asciuga gli occhi con un fazzoletto, e un’altra alla destra di Giovanni che giunge le mani in atto di preghiera ascoltandolo, e un’altra ancora così alla sua sinistra. Attorno al Santo altre figure mostrano sorpresa, rimanendo a bocca aperta, e partecipazione, con gli sguardi rivolti al predicatore.
L’occhio dell’osservatore viene colpito dalla ricchezza dei particolari descrittivi che caratterizzano i vari personaggi, ognuno rappresentato e descritto con abiti e colori differenti, o con elementi che ne fanno immaginare il ruolo o il mestiere, come l’allevatore sulla destra che porta una cesta piena di volatili.
Davanti al Battista è rappresentata una mamma con bambino, quasi a ricordare la maternità e il ruolo della Madonna
L’opera, proveniente da un’importante collezione privata dell’Italia settentrionale, è riconducibile alla produzione della bottega di Frans Francken II detto “il giovane” (1581-1642).
Il dipinto fa riferimento a quello identico oggi conservato al museo del Prado, a Madrid, e originariamente parte della collezione reale spagnola, firmato e datato “Doffranck 1623”.
Si differenzia da esso per le misure leggermente superiori (65×96 mentre quello del Prado misura 56×91) e alcuni differenti particolari, soprattutto nel paesaggio, facendo immaginare una mano differente nella sua composizione.
La datazione è dunque leggermente successiva al 1623.
(Si ringrazia la dott.ssa Ursula Harting per la scheda attributiva).
Pittore fiammingo nato ad Anversa nel 1581, figlio di Frans Francken I e nipote di Hieronimus Francken, Frans Francken nel 1605 si unì alla Gilda dei Pittori di San Lucas nella sua città natale, iniziando una carriera che durò fino al 1640.
Pittore eclettico, dipinse quadri a soggetto mitologico, storico, religioso, allegorico, di genere, nature morte di fiori e frutta, ritratti, architetture e “quadri da studiolo” (kunstgalerijen). Si specializzò, infatti, in quadri di piccolo e medio formato rappresentanti scene bibliche e numerosi soggetti mitologici e storici, realizzati per la creazione di gallerie d’arte personali.
Influenzato dalla pittura dei predecessori della famiglia Francken, nella sua prima produzione si rifece al manierismo e alla pittura del Cinquecento, sia nella struttura delle composizioni sia nel ritmo e nell’espressione delle figure (caratterizzate dai grandi occhi neri, ottenuti attraverso tocchi di carbone, che si ritrovano in tutta la sua produzione), come nella scelta di colori caldi e intensi, con evidenti allusioni all’opera di artisti italiani come Raffaello, Veronese o Zuccaro.
A partire dal 1610 circa, la sua tavolozza si fece più chiara, mentre i temi e le interpretazioni continuarono a ripetersi attraverso varie repliche: è in questo periodo che cominciarono a comparire nelle opere del Francken le figure, soprattutto donne stereotipate, che si ripeteranno in tutto il suo lavoro, e dal 1620 anche quelle maschili.
La luminosità generale raggiunse in questo periodo il suo apice, determinando lo schema cromatico dell’opera, mentre dal 1630 circa, ultima fase della sua produzione, nelle sue opere si avvicinò piuttosto alle scelte cromatiche della produzione locale, ove dominava spesso il marrone, seguendo sia lo stile di Rubens che quello della pittura olandese dell’epoca.
Francken il giovane realizzò anche pale d’altare e collaborò spesso con altri artisti fiamminghi, nella realizzazione di paesaggi o scene d’interno, in cui egli dipingeva le figure.
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