Coppia di sculture in terracotta, rappresentanti due angeli in pendant. Le due figure, in posizione speculare, sono rappresentate con una grande verosimiglianza e un’attenzione alla caratterizzazione dei volti, rappresentati con una tipizzazione fisiognomica e una resa espressiva considerevoli, nonostante gli occhi albei. Le due figure sono rappresentate nell’atto di volare, il busto torto rispetto all’asse delle gambe e le braccia allungate di lato. I corpi sono coperti da panneggi dalla resa plastica e fluente, al fine di creare ulteriore dinamismo. Presenti diverse lacune e rotture, risarcite a stucco in occasione di passati restauri. Riscontrabili alcune mancanze, soprattutto nelle zone più fragili ed esposte, quali le falangi di mani e piedi, interessati da qualche vecchio rifacimento.
Come indicato nella perizia del Dott. Giuseppe Sava, la coppia di sculture è un bozzetto preparatorio 1:1 per un’articolata decorazione plastica che poteva trovarsi su un frontone d’altare. La loro posizione speculare e le braccia protese in avanti palesano la funzione di reggi cortina, oppure stemma o cartiglio o un’altra tipologia di attributo sacro. Lo studioso riconduce la produzione di questa coppia scultorea all’ambito milanese. In particolare, grazie ai possibili confronti stilistici, è possibile ricondurle all’attività degli scultori attivi nella Fabbrica del Duomo e in particolare a quella di Carlo Francesco Mellone.
Pur essendo collocabili in una fase più avanzata della sua carriera artistica, la nostra coppia di angeli trova dei parallelismi con le figure allegoriche realizzate per essere collocate sul muro di cinta di Palazzo Terni de Gregori Bondenti a Crema. In particolare la figura dell’Abbondanza si caratterizza per quella particolare declinazione sentimentale che contraddistingue la sua produzione, inclusi gli Angeli qui in esame. Una grande attenzione alla resa vivace espressiva, alle movenze sinuose e ai panneggi frastagliati, oramai espressione del Rococò pienamente settecentesco è riscontrabile, così come nei nostri, anche nei Putti che in origine decoravano Palazzo Annoni a Milano.
Ancora possono essere fatti confronti stringenti nei tratti somatici dell’Angelo di destra con l’allegoria della Pace (1731), appartenente alle figure alludenti alle virtù di san Gaudenzio, realizzate in occasione della decorazione plastica dello scurolo dell’omonima basilica novarese. Questa fu tra le committenze più importanti e fondamentali ricevute dal nostro al di fuori del territorio di Milano e che lo fecero assurgere tra le personalità di spicco nella produzione artistica di quegli anni. Se si può ipotizzare un originario progetto che prevedeva una maggiore attività per il cantiere novarese, purtroppo questo non venne mai portato a termine: nel 1735 il nostro scultore perse la vista e il cantiere, interrottosi bruscamente, riprese solamente diversi anni dopo, sotto la guida di Carlo Beretta, autore di un nuovo programma iconografico bronzeo.
Ipotesi da non scartare è che in nostri Angeli potessero essere delle terrecotte da impiegarsi per la fusione in bronzo di sculture da collocarsi sopra lo scurolo di San Gaudenzio. Pur non essendoci una documentazione precisa che possa confermare questa ipotesi, un’ulteriore riprova potrebbe essere data dal fatto che Beretta, una volta subentrato nel cantiere, realizzò una coppia di Angeli reggenti lo stemma della città di Novara.
Carlo Francesco Mellone (Milano, 1670-ante 1756) fu allievo di Carlo Simonetta, ma certamente fondamentale per la sua formazione culturale e artistica fu un viaggio a Roma. Egli risiedette nell’urbe per cinque anni, dal 1688 al 1693, anno in cui rientrò a Milano a fu subito attivo nella Fabbrica del Duomo, tanto che nel 1715 fu nominato protostatuario. Le opere realizzate in questa prima fase, tra le quali la Santa Rosalia per il lato esterno settentrionale della cattedrale, manifestano infatti una coniugazione tra la magniloquenza di chiara influenza romana con un senso di leggiadria che è invece caratteristica peculiare di tutta la produzione scultorea del nostro.
È attestato un secondo viaggio a Roma di Mellone (1717-1720), dove operò nella bottega di Camillo Rusconi, prendendo parte all’esecuzione del monumento di Gregorio XIII in San Pietro, scolpendo il rilievo al centro dell’urna con l’Istituzione del calendario gregoriano. Commissione chiave nella carriera del nostro fu, come già si è detto, quella ricevuta per mandato della Fabbriceria della Basilica di San Gaudenzio a Novara, dove si occupò della decorazione plastica dello scurolo. Questo fu uno degli ultimi cantieri ai quali partecipò il nostro, assieme alle sculture realizzate per l’altare maggiore del Santuario di Caravaggio, prima della cecità che lo costrinse ad abbandonare la sua attività artistica.
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