Il dipinto presenta la Madonna con in braccio il Bambino, che protende la mano verso la croce in legno, simbolo della futura Passione, e san Giovannino. Alle spalle delle tre figure una montagna rocciosa agisce da diaframma tra la scena e lo sterminato paesaggio fluviale che si perde all’orizzonte. Il pittore reinterpreta in maniera personale la Sacra Conversazione e riprende il tipico paesaggio fiorentino caratterizzato, fin dalla metà del Quattrocento, da una valle rigogliosa attraversata da un fiume a “S”.
I colori delle vesti della Vergine sono caratterizzati da colori freddi, metallici e cangianti, capaci di creare una forte contrapposizione coloristica. Particolarmente raffinato è il velo bianco-trasparente sopra i capelli della Vergine e la decorazione del nimbo del Bambino.
La tavola è senza dubbio da avvicinare a Carlo Portelli, artista toscano ben radicato all’interno della committenza fiorentina, come dimostrano, tra le altre, le importanti commissioni ricordate da Vasari del 1539 e del 1565, rispettivamente per le nozze di Cosimo de’ Medici e per Francesco de’ Medici.
I caratteri stilistici del pittore sono fortemente riconoscibili nel disegno che allunga gli occhi e i particolari fisionomici del viso e nei panneggi caratterizzati da sfaccettature movimentate da colori chiari e metallici. Molte sono le opere che si possono citare per sancire tale proposta attributiva: si veda, a mero titolo di esempio, il confronto con la Madonna con Bambino, san Giovannino e santa Margherita conservata all’University Art Museum di Princeton.
Tipico di Portelli è poi un particolare decorativo all’interno del nimbo crucigero del Bambino: una sorta di doppio ricciolo uncinato che si riscontra nella tavola di Villefrance-sur-Saône, in quella sopracitata di Princeton, nella Natività della chiesa di San Michele di San Salvi (Firenze), nella Madonna con Bambino di ubicazione sconosciuta 1, nella Madonna con Bambino, sant’Anna e san Giuseppe del Muzeum w Nysie di Nysa, nella Sacra famiglia di ubicazione ignota 2 e nelle Sacra famiglia del Palais Archiépiscopal di Rouen.
Il pittore fece il suo apprendistato nella fiorente bottega di Ridolfo del Ghirlandaio, come si può facilmente osservare proprio nel dettaglio del paesaggio tratteggiato con estremo rigore. Ma per l’attività pittorica di Portelli determinante fu il rapporto con altri artisti fiorentini come Francesco Salviati, Agnolo Bronzino, Andrea del Sarto, Michele Tosini e Rosso Fiorentino.
È proprio attraverso la rielaborazione di questi modelli che il pittore riuscì a creare una propria cifra stilistica riconoscibile e apprezzata dai contemporanei: nel corso della sua attività le tonalità dei colori furono sempre più caricate e le pose delle figure sempre più sospese in un equilibrio precario e prive di una ‘accademica’ articolazione. Non sono ovviamente caratteristiche esclusive del nostro pittore, ma più generalmente del momento pittorico fiorentino del secondo e terzo quarto del Cinquecento che ha preso la denominazione storico-critica di Manierismo.
Tipico, invece, di Carlo Portelli è la costruzione del chiaroscuro attraverso linee oblique tratteggiate che si riscontra, per esempio, nell’opera sopra citata di Princeton, nel Ritratto di giovane (Fontaine-Chaalis), nel Ritratto del duca Alessandro de’ Medici (Venezia, Antichità Pietro Scarpa), nella Figura femminile (collezione privata) 3 e nella Sacra famiglia con san Giovannino (collezione privata) 4.
Il dipinto qui presentato sembra corretto inserirlo nella piena maturità del pittore, ovvero tra il 1540 e il 1550, in stretto rapporto con le tavole datate in questa forbice cronologica: come quelle dell’University Art Gallery di Princeton 5, della Collezione Banca Popolare di Vicenza 6, dell’Allegoria della Carità del Museo di Casa Vasari ad Arezzo 7, della Santa Caterina d’Alessandria di collezione privata 8 e di due tavole di ubicazione ignota che presentano un simile paesaggio caratterizzato dalla presenza del fiume dal corso sinuoso 9.
Carlo Portelli, artista sfuggente e dalla complessa cultura figurativa, capace di incamerare e citare esperienze pittoriche dissimili l’una dall’altra – come quelle di Ridolfo del Ghirlandaio, Andrea del Sarto, Rosso, Salviati, Pontormo, Bronzino e Tosini 10 – per giungere ad una sintesi formale unica e personale, è stata approfondita in una recente mostra alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, in cui è stata finalmente nobilitata la sua figura all’interno della cerchia dei pittori toscani contemporanei
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